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Un umile inchino, un colpetto di tosse per schiarirmi la voce e via, cominciamo. Ecco quello che ho da dirvi.

domenica 21 aprile 2019

La prima volta

Il primo racconto che presentai a un concorso letterario fu subito selezionato tra i vincitori e pubblicato, di lì a poco, in un'antologia. Anche mia figlia, quello stesso anno – il 2013, per la cronaca – arrivò dopo il primo tentativo, quindi quell'anno gli dei devono aver avuto una predilezione niente male per il sottoscritto.

Il racconto si intitola Il padiglione Numero Diciannove ed è il primo di una serie che pubblicherò su questo blog, e chissà dove altro avrò fortuna. Non posso dirvi in quale momento lo scrissi, altrimenti il mio datore di lavoro mi licenzierebbe, quindi non ve lo dirò e basta. 

L'antefatto, brevemente: si trattava, in pratica, di presentare un racconto a un concorso a tema libero, che prevedeva una selezione di venticinque racconti, selezionati tra i più meritevoli, che sarebbero stati pubblicati in un'antologia cartacea. Il concorso in questione, organizzato dall'Associazione Culturale LuccAutori, si intitola Racconti nella Rete e continua di anno in anno a proporre i racconti di venticinque finalisti, che purtroppo  regole del gioco, piacciano o meno  non possono prendere parte al concorso per più di una volta. L'edizione di quell'anno fu la numero dodici.

La storia ce l'avevo in testa da un po', ma l'esatto ordine degli eventi narrati mi colpì una notte mentre dormivo. Le idee migliori, per informazione, sono quelle che ti tengono sveglio la notte, ed io ho avuto modo di sperimentarlo in prima persona. Mi svegliai, dicevo, pervaso da un'eccitazione insolita vista l'ora (pensate male quanto volete, ma non stavo facendo sogni particolari) e mi fiondai al piano di sotto; raccolsi carta e penna dal cassetto della scrivania e, saltellando come un idiota nel tentativo di tenermi in testa la frase, come da bambini si cercava di tenere la pipì se il bagno era occupato, riversai tutto su carta più in fretta che potei. Ne vennero fuori delle frasi sconnesse, dei discorsi diretti sconclusionati, ma fu quanto mi bastò per fissare il concetto. Alla fine ne uscì un racconto intimo, poche pagine scritte con un trasporto che si prova in pochi altri momenti, nella vita. Fu un brivido, letteralmente. Mettere su carta la parola "fine" a una storia inventata e condivisa è un piacere che augurerei a chiunque, un'esperienza tanto sottovalutata quanto inaspettatamente vera e fulminante.

Se cliccate sull'ARCHIVIO RACCONTI, alla destra di questo post, troverete il link al racconto. Nei prossimi giorni ne seguiranno altri, e poi chissà. Molto dipenderà anche da voi, da quello che vi piacerà e da quello che avrete voglia di commentare a prescindere. Per i più pigri, ho collegato il link direttamente al titolo, su in alto, ma vi troverete solo il racconto in questione.

Alla fine di questo post, come di tutti gli altri, avete lo spazio per il vostro commento e anche una casellina per un voto estemporaneo che rappresenti la vostra reazione. Siete fondamentali per me quanto scrivere lo è per la mia vita, quindi, se potete dedicarmi qualche minuto, non fatemi mancare i vostri giudizi!

Buona Pasqua a tutti e alla prossima!


La copertina dell'edizione 2013 de Racconti nella Rete, ediz. nottetempo - Tutti i diritti riservati


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